Alla Sala Ichòs di San Giovanni a Teduccio, in scena “Zelda, Vita e Morte di Zelda Fitzgerald”

 Alla Sala Ichòs di San Giovanni a Teduccio, in scena “Zelda, Vita e Morte di Zelda Fitzgerald”

Dal 10 al 12 febbraio ospite a Sala Ichòs (via Principe di Sannicandro – San Giovanni a Teduccio, Na) Piccola Compagnia della Magnolia con Zelda / Vita e Morte di Zelda Fitzgerald di Giorgia Cerruti, che ne è anche protagonista, e Davide Giglio.

Artista poliedrica e moglie dello scrittore Francis Scott Fitzgerald, per i suoi atteggiamenti anticonvenzionali e spregiudicati Zelda Sayre è stata spesso considerata una sorta di proto-femminista, oltreché un’icona della nuova “Età del Jazz” e la protagonista di una straziante storia d’amore. Sull’ultimo giaciglio di Zelda, sola e convalescente per congestione d’idee nel letto di un oscuro ospedale psichiatrico della provincia americana, Giorgia Cerruti ripropone le parole di una donna in attesa della morte, a distanza di otto anni da quella del compagno.

Piccola Compagnia della Magnolia sarà di nuovo in scena nello spazio di San Giovanni a Teduccio dal 17 al 19 febbraio con Adagio Nureyev / Ritratto d’artista, presentato in forma di primo studio in previsione del debutto assoluto di luglio al Festival delle Orestiadi di Gibellina. Con questo spettacolo la Compagnia conclude il progetto Bio_Grafie, di cui fa parte anche Zelda / Vita e Morte di Zelda Fitzgerald.

Note sullo spettacolo – Zelda / Vita e Morte di Zelda Fitzgerald
Zelda Sayre Fitzgerald: artista eccentrica poliedrica, moglie dello scrittore Francis Scott Fitzgerald. Autrice nel 1932 del meraviglioso romanzo autobiografico Lasciami l’ultimo valzer. Morì all’età di quarantotto anni in circostanze oscure nell’incendio dell’ospedale psichiatrico in cui era ricoverata a causa della sua instabilità mentale dovuta ad una grave forma di schizofrenia. Una donna dagli atteggiamenti anticonvenzionali e spregiudicati considerata una proto-femminista. Zelda e Fitzgerald, uniti da una straziante e struggente storia d’amore, sono stati un’icona della nuova Età del jazz in America e successivamente sono diventati negli anni ‘20 un modello per l’Europa, attraversata dalla coppia durante i lunghi ed estenuanti ricoveri di Zelda.
Sull’ultimo giaciglio dell’artista, sola e convalescente per congestione d’idee in un letto di un oscuro ospedale psichiatrico della provincia americana, si ripropongono le parole di una Zelda già in attesa della morte otto anni dopo il compagno. E da sotto il lenzuolo vengono estratti come rigurgiti dell’anima i simboli di una vita: un pegno d’amore di Scott, carte, lettere, giornali,
fotografie.
Al pari della Winnie beckettiana, Zelda sopravvive in un atollo di detriti di vita, tenacemente spolverati per inseguire l’ombra di un’ipotetica felicità: entrambe metafora di un mondo che le ha partorite e che ora le inghiotte. E poco importa è che quel mondo sia specchio del banale o del sublime quotidiano: un solo brivido di felicità, qualunque esso sia, vale l’intero arco di un’esistenza.
Con questo lavoro Piccola Compagnia della Magnolia approfondisce ulteriormente la propria ricerca teatrale nella sintesi tra ricerca formale e densità emotiva, affidando alla figura emblematica di Zelda la metafora di un’inesausta ricerca del sublime.
Un lavoro intimo, poetico e vivo, avvolto da un nauseabondo odore di rose rosa.

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