Beni Confiscati Amato: “a Castel Volturno riutilizzati solo 6 su 111” FOTO + VIDEO

 Beni Confiscati Amato: “a Castel Volturno riutilizzati solo 6 su 111” FOTO + VIDEO

«In Campania Castel Volturno è il terzo comune per numero di beni confiscati, 111, ma solo 6 sono quelli riutilizzati. Nel tempo ne sono stati trasferiti al comune 43, ma la nuova amministrazione comunale ne ritrova sul proprio elenco 35, molti non si sa nemmeno dove siano. L’incuria e il disinteresse di anni hanno trasformato gran parte degli edifici sottratti ai clan in tuguri, ricettacolo di immondizia e topi, molti sono utilizzati come rifugio da chi non ha un tetto e vive situazioni di disagio. E questo acuisce anche le tensioni sociali già così forti in quest’area. In casi come quello di via Mantova, c’è solo lo scheletro di un palazzo, anch’esso, però, spesso utilizzato come rifugio, con grave rischio per l’incolumità pubblica». Antonio Amato, presidente della commissione regionale beni confiscati, racconta così la situazione di Castel Volturno, documentata da foto e video, dopo un sopralluogo e una specifica audizione cui hanno partecipato i rappresentanti dell’amministrazione comunale e il responsabile regionale dell’Agenzia Nazionale per i beni confiscati «Abbiamo verificato situazioni incredibili, di degrado e totale abbandono. Di certo non possono essere addebitate a questa amministrazione, che anzi per la prima volta prova a impegnarsi per il loro riutilizzo. Purtroppo in passato si è provato a fermare le poche esperienze di riutilizzo piuttosto che interessarsi al recupero dei beni inutilizzati. Ma siamo di fronte anche a gravi errori di assegnazione» continua Amato «In alcuni casi sono stati trasferiti veri e propri ruderi, immobili con gravi problemi di staticità, gli incartamenti sono carenti, le particelle castali sbagliate. Siamo di fronte ad una palese sconfitta dello stato, i cittadini che abitano vicino a questi beni e affermano che quando c’erano i camorristi era meglio, almeno c’era manutenzione, non c’erano sporcizia, topi, occupazioni. Il comune, che è pure in dissesto finanziario, da solo non può farcela, deve essere affiancato da tutte le Istituzioni, quelle locali, a partire da un Regione sempre più latitante, fino al Parlamento e al Governo. Si deve dar vita ad un grande progetto complessivo, un programma straordinario volto al riutilizzo dei beni confiscati a Castel Volturno, che deve diventare un caso nazionale. Alcune esperienze» dice ancora Amato «come quella della sartoria “Casa di Alice”, evidenziano che anche qui i beni confiscati possono essere occasione di economia sociale. Ma serve l’impegno concreto e immediato di tutti. Purtroppo, invece, troppi su questo fronte continuano a fare solo passerelle». Tanti i casi paradossali incontrati dalla commissione regionale e denunciati dall’amministrazione locale. Tra questi, beni confiscati che sono ex cave con laghetti con gravi problemi di inquinamento e ville invase dal mare lungo il litorale. Complessa anche la situazione di Parco Allocca, ancora in gestione dell’Agenzia Nazionale, che comprende un lago e decine di villette, 34 delle quali confiscate e 20 locate, ma con alcuni casi di morosità. Si riscontrano problemi di staticità degli edifici e costi di manutenzione elevati. «Su Parco Allocca abbiamo tenuto una specifica riunione in Prefettura con l’Agenzia Nazionale» afferma il consigliere comunale con delega ai beni confiscati Alessandro Buffardi «Come amministrazione siamo interessati a prenderlo, anche perché, come previsto dalla legge, si potrebbero riutilizzare i fitti per le politiche sociali. Ma prima ci deve essere chiarezza su costi di gestione e attività di ristrutturazione. In passato sono stati trasferiti al comune beni inutilizzabili» continua Buffardi «Altri lo sono diventati per l’incuria. Oggi se pure proviamo a metterli a bando per l’assegnazione gratuita, nessuno li richiede, a causa degli investimenti necessari a ristrutturarli. I beni confiscati, oltre che un fondamentale strumento di contrasto alla camorra, possono essere una straordinaria opportunità di sviluppo per questo territorio. Ma dobbiamo essere messi in condizione di farlo. Oggi non è così. Abbiamo avviato un confronto con la commissione regionale, l’agenzia nazionale e la prefettura. Speriamo si sblocchi qualcosa. Altrimenti, non potendo nemmeno garantirne la messa in sicurezza, saremo costretti a rinunciare ai beni che ci sono stati affidati. E sarebbe una grave sconfitta per tutti».

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