Come ridurre il rischio di Infezioni Correlate all’Assistenza negli ospedali

 Come ridurre il rischio di Infezioni Correlate all’Assistenza negli ospedali
Le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) colpiscono il 5-15% di tutti i pazienti ospedalizzati dei paesi ad alto reddito e rappresentano una delle più frequenti complicazioni che si manifestano a livello mondiale nelle strutture sanitarie. 

“Come ridurre il rischio di Ica negli ospedali”: è l’obiettivo della ricerca messa a punto da un prestigioso team di professori e ricercatori universitari grazie a una nuova e competitiva metodologia, basata su una tecnica specifica nel campo della sanificazione sanitaria, ovvero il sistema PCHS.

Il Sistema PCHS è una metodologia innovativa incentrata sulla competizione biologica e su specifiche tecniche applicative e consentirà non solo di abbattere il rischio di infezioni nei reparti di degenza degli ospedali e nelle strutture sanitarie ma al contempo di ridurre i costi a carico del Sistema Sanitario Nazionale. 

Molteplici analisi hanno dimostrato che con i sistemi tradizionali di pulizia e disinfezione l’efficacia si esaurisce nel breve tempo per effetto della naturale ricontaminazione dell’ambiente, mentre con il PCHS si mantengono bassi e stabili livelli di potenziali patogeni nel tempo. 

Il prossimo  12 aprile, alle ore 10,30, presso l’Auditorium “Cosimo Piccinno” del ministero della Salute, Lungotevere Ripasaranno presentati i risultati dello studio denominato SAN ICA; ai lavori parteciperanno il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità prof. Walter Ricciardi, il direttore generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute dott. Claudio D’Amario e il direttore generale dell’Istituto Superiore di Sanità dott. Lino Del Favero.

Lo studio ha voluto analizzare l’impatto del Sistema d igiene stabile PCHS, basato sull’impiego didetergenti addittivati di microrganismi del genere i Bacillus, sulle caratteristiche dell’ecosistema microbico, della farmaco-resistenza della popolazione patogena nosocomiale.i e la possibile riduzione del rischio di infezioni ICA.

La ricerca ha analizzato l’impatto del metodo PCHS sull’ecosistema del microbiota contaminante le superfici ospedaliere, focalizzandosi sulle caratteristiche di resistenza agli antibiotici presenti nella cosiddetta popolazione contaminante, studiando al contempo il grado di sicurezza dell’impiego delle specie di Bacillus presenti nel metodo PCHS, e monitorando sia la potenziale acquisizione nel tempo di resistenze genetiche sia la loro eventuale presenza in pazienti affetti da ICA. 

Il PCHS è stato ideato e  messo a punto da COPMA s.c.r.l., una società cooperativa che negli anni ha incentrato la propria attività soprattutto nel settore ospedaliero-sanitario, con particolare riferimento alle attività di sanificazione in ambienti sanitari e ospedalieri. 

Grazie alla collaborazione con il Centro Ricerche CIAS dell’Università di Ferrara, il Sistema di Pulizia e Sanificazione PCHS messo a punto da COPMA è stato sottoposto, a partire dal 2011, a un sistematico studio di verifica e sperimentazione per testarne l’efficacia. Il risultato è la ricerca multicentrica denominata SAN-ICA che ha visto il coinvolgimento di 5 prestigiose università italiane (Università di Ferrara, Università di Udine, Università di Pavia, Università Bocconi di Milano e l’Università di Messina) e 7 ospedali italiani (Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, Ospedale di Santa Maria del Prato-Feltre Bl, Ospedale Sant’Antonio Abate – Tolmezzo UD, Istituto di cura Città di Pavia e Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano Pv, Azienda ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti – Foggia, Policlinico Universitario G. Martino – Messina). 

Il piano di ricerca è stato pubblicato sul Journal of Clinical Trials nel 2016 e potrebbe determinare una svolta a vantaggio dell’intero sistema salute, dal singolo paziente al personale medico e paramedico, fino all’ambiente.

Gli studi coordinati dal prof. Sante Mazzacane ,direttore del Centro Ricerche CIAS dell’Università di Ferrara, hanno evidenziato come, grazie ai risultati sperimentali ottenuti, sia “possibile ridurre significativamente e in modo stabile nel tempo la contaminazione patogena delle superfici nosocomiali”. Inoltre, il prof. Mazzacane evidenzia non solo la forte riduzione delle infezioni correlate all’assistenza in tutti gli ospedali trattati con il PCHS ma anche come sia “possibile conseguire e garantire nel tempo un livello di igiene stabile attraverso prodotti biologici contenenti microrganismi sicuri per la salute umana”.

I risultati delle ricerca multicentrica SAN-ICA hanno inoltre rilevato non solo la capacità di questa procedura di sanificazione di controllare la contaminazione microbica superficiale, ma anche di ridurre le specie farmaco-resistenti, suggerendone potenziali implicazioni nella gestione terapeutica delle ICA.

La dott. Elisabetta Caselli del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Ferrara e Ricercatrice CIAS sottolinea proprio “il significativo abbattimento delle antibiotico-resistenze presenti nell’ecosistema microbico ospedaliero e, in parallelo, la sicurezza dei microrganismi del sistema PCHS: i dati raccolti hanno infatti evidenziato che tali microrganismi sono sicuri per i pazienti ospedalizzati, sono geneticamente stabili e non inducono o selezionano farmaco-resistenza nei microrganismi residui”.

 I risultati hanno mostrato la capacità delle spore di Bacillus di germinare sulle superfici inanimate e confermato che i Bacilli impiegati nel metodo PCHS inducono un deciso abbattimento dei patogeni nosocomiali sulle superfici ospedaliere, senza indurre comparsa di resistenze nella popolazione microbica rimanente, ma piuttosto causando un rimarchevole calo dei geni di resistenza agli antibiotici originariamente presenti nel microbiota delle superfici trattate. 

Il prof. Silvio Brusaferro del Dipartimento di Medicina dell’Università di Udine e Responsabile scientifico per la valutazione Epidemiologica della ricerca SAN-ICA si soffermasulle potenzialità future e sulle prospettive che questo studio può offrire. “I risultati ottenuti incoraggiano l’ulteriore approfondimento e la messa a punto dell’uso in ambienti sanitari del sistema di sanificazione PCHS”.

Non meno significativo – affermano la prof. Rosanna Tarricone e l’ing. Carla Rognoni dell’Università Bocconi di Milano – è il risultato che rileva una fortissima riduzione dei costi per le terapie antibiotiche a seguito dell’applicazione del sistema PCHS. “L’impatto economico registrato evidenzia come sia possibile agire per ottenere risultati concreti in coerenza con gli obiettivi del Piano di Contrasto all’Antibioticoresistenza per la riduzione del consumo di antibiotici”. Il prof. Gabriele Pelissero dell’Università di Pavia rileva poi come “L’igiene degli ambienti ospedalieri siauna delle priorità per la prevenzione dei rischi di trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: l’innovazione che emerge dalla ricerca multicentrica, induce a perseguire nuove strade per concorrere efficacemente a ridurre l’insorgenza delle ICA che oggi rappresentano per il nostro paese una vera emergenza”.

L’amministratore delegato di COPMA, dott. Mario Pinca, ricorda l’impegno ela lungimiranza di Copma per ” aver avviato e favorito con il sistema PCHS un virtuoso processo di innovazione scientifica e tecnologica incidendo significativamente su uno dei principali fattori di rischio nell’insorgenza delle ICA: la contaminazione in ambiente ospedaliero”, quindi sul crescente bisogno di network che perseguano scopi trasversali. “L’obiettivo di COPMA – ha ribadito – è contribuire alla riduzione del rischio infettivo cambiando i paradigmi della sanificazione ambientale”. La contaminazione delle superfici ospedaliere da parte di patogeni clinicamente rilevanti rappresenta infatti un grave problema delle strutture sanitarie perché rappresenta un aggravio per il SSN e perché mette a rischio la salute dei pazienti . “Non è sufficiente parlare di pulizie: è necessario parlare di igiene, inteso come risultato finale di una procedura di sanificazione, e come tale caratterizzabile mediante la misura della contaminazione patogena delle superfici trattate per mantenerla bassa e stabile nel tempo e del conseguente controllo delle resistenze dei microrganismi patogeni e delle ICA” ha quindi ribadito il Presidente di COPMA dott.Alberto Rodolfi, soffermandosi anche sull’importanza del sistema PCHS dal punto di vista della sostenibilità economica e ambientale: “Incide sia sulla riduzione dei costi diretti di produzione che sulla riduzione dei costi indiretti che attengono al Sistema Sanitario e Sociale”.

Allo stato attuale siamo di fronte a un fenomeno di emergenza nazionale e internazionale poiché i batteri acquisiscono resistenze sempre più elevate e il numero degli eventi infettivi è in chiaro aumento. 

La coraggiosa ricerca di nuovi sistemi di sanificazione portata avanti da COPMA e la virtuosa collaborazione tra università e istituti ospedalieri hanno dimostrato che  questo sistema, se applicato su larga scala, potrebbe centrare più obiettivi strategici contemporaneamente, aspetto quest’ultimo indispensabile per vincere le sfide future in sanità.

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