Emicrania, vietato chiamarla Mal di Testa!

 Emicrania, vietato chiamarla Mal di Testa!

Un congresso a Napoli il 4 Maggio Palazzo San Teodoro il 4 maggio, che riunisce specialisti provenienti da tutta Italia, per parlare di una malattia che è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come più disabilitante nei soggetti al di sotto dei 50 anni. Circa il 12% della popolazione generale soffre di emicrania, il che significa che, restringendo la nostra osservazione alla sola Campania, più di 700.000 mila cittadini soffrono per tale condizione, che può presentarsi in forma sporadica (diverse volte al mese) o in forma cronica (pressoché quotidianamente). Sempre focalizzando la nostra attenzione alla sola Campania, circa 28.000 pazienti sono affetti da una forma cronica di emicrania, la metà dei quali è destinata all’abuso di farmaci analgesici. Quando parliamo di emicrania non intendiamo il semplice mal di testa. Si tratta infatti di una forma particolarmente severa mal di testa, che si presenta con un dolore pulsante molto intenso accompagnato da un ricco corteo sintomatologico come nausea o vomito, fastidio per la luce e i rumori e che può durare fino a tre giorni. i più colpiti sono nella fascia di età compresa tra 20 e 60 anni, i soggetti cioè che si trovano nella fase “economicamente produttiva” della loro vita, con conseguente danno all’economia per i costi diretti ed indiretti della patologia. Recenti dati pubblicati in Italia hanno dimostrato infatti che il costo diretto per ogni persona affetta da emicrania cronica, cioè i costi relativi a tutti gli interventi adottati per prevenire, diagnosticare e trattare l’emicrania (ad esempio: farmaci, esami diagnostici, esami di laboratorio, visite mediche, ricoveri, terapie di supporto etc.) è di circa € 2500 euro l’anno, senza considerare i costi indiretti, quelli cioè che riguardano la perdita di giornate lavorative da parte del paziente o di chi si ne prende cura. Da qui la necessità di approcciare l’Emicrania come una vera e propria malattia cronica e non come un episodio a se stante. Il consiglio valido per tutti è di rivolgersi ai centri specializzati per la diagnosi e cura della cefalea. Il primo approccio terapeutico è generalmente sintomatico, cioè mirato ad alleviare il dolore acuto. Contestualmente si insegnerà al paziente a riconoscere i diversi fattori che possono precipitare un attacco emicranico, da quelli alimentari (il consumo di cibi contenenti sostanze capaci di provocare vasodilatazione come la tiramina che si trova in formaggi stagionati, il consumo di alcol, il glutammato monosodico di cui sono ricchi i cibi in scatola o le pietanze dei “ristoranti cinesi”) a quelli ambientali (come le variazioni di clima, i rumori, le luci e certi odori) fino a quelli comportamentali e psicologici come il carico di stress, la delusione o la rabbia. Affrontare tali circostanze, insegnando al paziente le strategie migliori per gestirle è un momento fondamentale nella gestione dell’emicrania e ne consegue che paziente che non sia disposto a modificare il proprio stile di vista è un paziente che ha già perso, in partenza, la propria sfida contro l’emicrania. Recentemente, l’armamentario di coloro che si occupano di cefalee si è arricchito di un innovativo approccio terapeutico che prevede l’utilizzo di anticorpi sviluppati artificialmente e diretti contro una particolare molecola nota come CGRP oppure verso il suo recettore. Questa molecola quando “prodotta in eccesso” nei neuroni del sistema trigemino-vascolare (responsabile dell’attacco emicranico) può provocare un’infiammazione che svolge un ruolo fondamentale nella genesi del mal di testa.
Questi farmaci, molto promettenti, saranno probabilmente destinati solo a determinate tipologie di pazienti, con le emicranie più severe, ciò imporrà, così come è avvenuto per altre patologie per cui era necessaria una precisa diagnosi ed una valutazione accurata dei costi e dei benefici delle terapie farmacologiche, che si identifichino dei Centri Cefalee di elevata competenza laddove si possa portare avanti l’iter diagnostico e terapeutico appropriato.
Per concludere i take home messages, che gli scienziati ospiti del prof. Gioacchino Tedeschi, direttore della I Clinica Neurologica dell’AOU Università della Campania Luigi Vanvitelli e del Dr. Antonio Russo responsabile del Centro Cefalea della I Clinica Neurologica dell’AOU Università della Campania Luigi Vanvitelli, porteranno con se sono tre: La cefalea non è solo un problema medico, ma anche sociale a causa delle ripercussioni sulle attività/capacità lavorative. Non si tratta di una semplice crisi dolorosa, ma una malattia che richiede una attenta fase diagnostica. Quando la situazione diventa complessa c’è bisogno di rivolgersi ad un centro specializzato

Mario Orlando

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