Genova, Gabrieli; “Stato impotente e non in grado di tutelare le vite dei cittadini”

 Genova, Gabrieli; “Stato impotente e non in grado di tutelare le vite dei cittadini”

Il numero uno della Protezione Civile italiana, Franco Gabrielli, in un’intervista rilasciata quest’oggi e pubblicata sull’odierna edizione del quotidiano La Repubblica in edicola oggi, in merito all’alluvione di Genova ha dichiarato che “Lo Stato è impotente. Nelle condizioni attuali, come s’è visto giovedì a Genova, non è in grado di tutelare le vite dei cittadini. E la Protezione civile è senza mezzi, è come se mi avessero mandato sul fronte con una scatola di aspirine per una guerra non voluta da me”. “Una previsione meteo è stata sbagliata, ma da qui a crocifiggere chi ha sbagliato ne corre. La colpa di Genova, e di tutte le calamità che stanno accadendo, è del grande deficit culturale del nostro Paese sul tema della protezione civile”, sottolinea Gabrielli, che aggiunge: “Nel 2013 il governo s’e’ dimenticato di finanziare il Fen, il Fondo per l’emergenza nazionale. Lo ha fatto poi nel 2014 stanziando 70 milioni di euro. Lo sa a quanto ammontano i danni accertati per 14 delle 21 emergenze nazionali dichiarate negli ultimi tre anni? Due miliardi e 300 milioni, un miliardo e 900 i danni pubblici, gli altri subiti dai privati”. “Ci sono solo 70 milioni – ribadisce il capo della Protezione Civile -. E questo fondo, nella metafora della guerra, sarebbe la famosa cassetta delle aspirine. Ma questa cifra non e’ un segreto di Stato che svelo come ex direttore del servizio segreto civile: e’ una cifra pubblica. E allora perche’ ci si stupisce della sua esiguita’ solo quando ci sono disastri e morti? Di fronte a questo, c’e’ tutta la mia angoscia tra l’enormita’ dei problemi che sono chiamato a risolvere. E la disponibilita’ in termini di risorse che mi vengono messe a disposizione”. “Io pongo il problema che in questo Paese, a distanza di 30 mesi da quando sono stati stanziati i fondi, si stia ancora dietro alla carta bollata, quando giovedi’ un uomo e’ morto e una citta’ e’ andata sotto – prosegue -. I 35 milioni per il torrente Bisagno, non spesi per una girandola di ricorsi dopo l’assegnazione della gara, e’ uno scandalo della burocrazia pubblica. In questo caso, legato ai lunghi tempi della giustizia amministrativa”. Poi Gabrielli fa un paragone con la vicenda della Costa Concordia: “Per rimuovere il relitto del Giglio si e’ passati da un’ipotesi di 300 milioni a un costo effettivo di un miliardo e 200 milioni. Se avessi fatto, come Stato, una gara di appalto, sarebbe stato impossibile. Con varianti in corso d’opera superiori del 30 per cento saremmo finiti tutti in galera e la Concordia si sarebbe inabissata. E cosi’ io, come un soggetto privato, mi sono rivolto sul mercato al miglior offerente”.

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