La guerra di Spartaco, secondo appuntamento della rassegna “Percorsi di libertà”

 La guerra di Spartaco, secondo appuntamento della rassegna “Percorsi di libertà”

Secondo appuntamento per la rassegna “Percorsi di libertà”, letture teatralizzate delle più pregnanti e travolgenti storie di miti ed eroi della classicità, connotate dal segno comune di una profonda ricerca e conquista della libertà, oltre che dell’ affermazione dei più nobili valori e sentimenti umani.
Nel cuore di Napoli, presso il Nilo Museum Shop in Largo Corpo di Napoli l’attore Peppe Barile sulle musiche di Lello Settembre giovedì 23 ottobre, ore 19,00 interpreta attraverso un testo originale a cura dell’archeologa Laura del Verme, una grande storia di coraggio, passione e amore per la libertà “La guerra di Spartaco”.

Il capo amato e indiscusso di una ribellione che non fu capace di diventare rivoluzione. L’icona più famosa della libertà, profeta della futura rivoluzione proletaria e di un disegno liberatore, troppo utopico e troppo azzardato; ma allo stesso tempo emblema di una tale umiliante sconfitta per i romani che neppure l’ultima crudeltà della crocefissione di 6000 ribelli lungo la via Appia, in una sorta di macabro monito a non riprovarci mai più, riuscì in qualche modo a compensare.
Pensato e messo in scena per la prima volta all’anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, nella stessa suggestiva arena di Spartaco, il racconto è ora riadattato, dopo il grande successo, a un ambiente più intimo e di atmosfera.

Pensieri più che racconti quelli interpretati da Barile, non nati per la pagina scritta, ma legati alla memoria, come quella tramandata dagli antichi poeti greci, gli Aedi, capaci di entrare in contatto con le emozioni (ben rappresentate dalle divinità), attraverso gli occhi dell’Anima e dunque di ricreare visioni ad occhi chiusi, immagini forti e intense che nessun film con effetti speciali potrà mai ottenere.

Terzo e ultimo momento della rassegna è giovedì 30 ottobre, ore 19,00 con la figura leggendaria di Ipazia d’Alessandria “Verso il cielo è rivolto ogni tuo atto”, dopo il successo della scorsa performance in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio. Una donna, un mito, simbolo della libertà di pensiero.

SPARTACO era il discendente di una nobile famiglia della Tracia (l’attuale Bulgaria). Aveva combattuto nell’esercito romano come ausiliario, secondo la tradizione più accreditata, ma era poi fuggito con un gruppo di compagni dall’accampamento romano, dandosi al brigantaggio. Catturato era stato destinato a diventare gladiatore e a combattere nell’arena per divertire la plebe. Fu mandato in una scuola di addestramento per gladiatori a Capua antica (oggi Santa Maria Capua Vetere) dove convivevano i prigionieri più belli e più forti catturati in Gallia, Germania e Tracia. A capo della rivolta scoppiata nella scuola di Capua, riuscì a fuggire insieme a 73 gladiatori, armato, come i suoi compagni di coltelli ed attrezzi da cucina. Le uniche armi disponibili al momento della fuga. Ben presto si unirono a loro altri schiavi e persone che avevano conti in sospeso con la giustizia fino a diventare un vero esercito di quasi 70.000 unità. Spartaco aveva voluto celebrare la morte di uno dei suoi più valorosi compagni con giochi funebri in cui 300 soldati romani erano stati costretti ad eliminarsi tra loro come i gladiatori nell’arena al cospetto degli schiavi, ormai liberi. Questo affronto convinse il Senato a prendere ormai sul serio la rivolta ed a scegliere, per sconfiggere i ribelli, la candidatura di Licinio Crasso, a cui fu affidato il compito di fermare Spartaco. Il piano di Spartaco, lasciare l’Italia per allargare la rivolta, non era condiviso da tutti i suoi uomini. Presto la situazione sfuggì al comandante trace che fu costretto a dividere l’esercito ed a cambiare i suoi piani di azione. La battaglia decisiva contro i soldati di Crasso avvenne presso il fiume Sele, in Lucania. Furono massacrati circa 60.000 ribelli, i prigionieri risparmiati furono crocifissi lungo la via Appia in una sorta di macabro e perenne avvertimento a non riprovarci mai più. Peppe Barile è l’interprete d’eccezione di questa performance. Attore di teatro, collaboratore già di diversi progetti culturali di promozione dei siti archeologici campani; ma anche attore di cinema e serie tv con numerose collaborazioni con Luca Ronconi, Renato carpentieri, Bob Wilson, Claudio Mattone, Enrico Vaime; nonché Paolo Sorrentino, Angelo Antonucci, Antonio Hernandez dai quali è stato diretto. I testi originali sono a cura di Laura Del Verme, archeologa che da anni sperimenta in collaborazione con il Mibact percorsi di didattica dell’antico e di storytelling. L’evento è organizzato dall’associazione culturale Le parole Turchine che si pone come obbiettivo quello di progettare e divulgare eventi tesi a comunicare in maniera diversa senza rinunciare al rigore scientifico, il nostro patrimonio culturale e ad avvicinare, in forme più originali, un pubblico sempre più vasto e vario al mondo classico e alla storia del passato.

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