Villa Rufolo 2.0 sempre più ecosostenibile: i rifiuti del parco diventano compost

 Villa Rufolo 2.0 sempre più ecosostenibile: i rifiuti del parco diventano compost

In questi mesi Villa Rufolo è un cantiere a cielo aperto, dai giardini alle facciate, dalle sale superiori alla Torre, l’intero complesso è interessato da restauri e interventi migliorativi. La Fondazione Ravello e la sua progettualità, fra qualche mese consegneranno alla pubblica fruizione un monumento più moderno, totalmente fruibile e tecnologicamente all’avanguardia. Tra i tanti progetti messi in campo particolare attenzione si sta ponendo al risparmio energetico e all’ecosostenibilità. L’ultimo intervento, in ordine di tempo, è l’avvio del compostaggio per la trasformazione dei “rifiuti verdi” provenienti dal parco in compost. Tutti coloro che posseggono un giardino, anche piccolo, sanno bene quanti “rifiuti” esso produca e sanno anche quanto del tempo che dedicherebbero alle cure delle coltivazioni, deve essere speso invece per conferire alle isole ecologiche, o ai cassonetti, sacchi e sacchi di erba tagliata, rami, foglie, fiori secchi o estirpati per far posto ad altre colture. Se trasferiamo questa riflessione ad un parco come quello di Villa Rufolo ci si rende conto della grande quantità di materiale che viene prodotto e del lavoro che viene impiegato per il suo smaltimento. Ecco il perché della scelta di attivare il compostaggio. I giardinieri della Villa con la supervisione di Giuliano Bonanomi della Facoltà di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, hanno posizionato, nella zona retrostante i giardini, 4 contenitori da 2x3m avviando il processo che trasformerà, in circa 6 mesi, il materiale organico in compost, un terreno soffice, ben aerato e ricco di minerali, ottimo per le colture.
In vista dell’inaugurazione della Torre Maggiore, un altro piccolo intervento che dimostra la bontà della gestione targata Fondazione Ravello, che è stata capace con la sua progettualità di attrarre fondi, riqualificare una struttura che di fatto era abbandonata a se stessa e riconsegnare alla fruizione pubblica un bene culturale all’avanguardia.

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