Camorra, Antonio Iovine decide di collaborare con la magistratura

 Camorra, Antonio Iovine decide di collaborare con la magistratura

Secondo quanto riportato da alcuni quotidiani locali, dopo ben quattro anni di carcere duro l’ex capo dei casalesi Antonio Iovine si è arreso ancora una volta alla giustizia ed ha deciso di collaborare con la giustizia. È quanto rivalano oggi alcuni quotidiani. “‘O ninno”, come chiamavano il boss della camorra arrestato nell’autunno 2010 a Casal di Principe dopo una condanna all’ergastolo e 15 anni di latitanza, potrebbe ora fare luce sugli aspetti più inquietanti e ancora sconosciuti degli affari della camorra, in particolare il sistema di collusioni con il mondo politico e dell’imprenditoria regionale, fino ad arrivare a possibili contatti con apparati deviati dello Stato. Un soprannome, ‘o ninno, riferito al fatto che il suo primo arresto avvenne in eta’ molto giovane, ma soprattutto perche’ l’eta’ e 14 anni di latitanza non sembra aver indurito e invecchiato il suo volto. Antonio Iovine, 50 anni, da 4 anni al regime del 41 bis nel carcere di Badu ‘e Carros, nei mesi scorsi aveva revocato i suoi legali storici. Ma gia’ a dicembre 2010, a poche settimane dall’arresto, era trapelata la notizia di un suo colloquio con l’allora procuratore della Direzione nazionale antimafia Pietro Grasso; le voci di un suo possibile pentimento allora furono prontamente smentite dallo stesso Grasso. Inserito dal 1996 nell’elenco dei trenta latitanti piu’ pericolosi d’Italia e dal 1999 cercato in ambito internazionale, Iovine era stato catturato dalla polizia guidata all’allora capo della Squadra Mobile di Napoli Vittorio Pisani, che poi porra’ fine anche alla latitanza dell’altro boss Michele Zagaria, il 17 dicembre 2010 a Casal di principe, in un covo creato in una intercapedine di una villetta in V traversa Cavour di un suo fiancheggiatore, Marco Borrata. Iovine ha una condanna definitiva all’ergastolo, per associazione a delinquere di stampo mafioso e omicidio, arrivata nel 2008 in contumacia nell’Appello del primo processo noto come Spartacus. Proviene da una famiglia da sempre coinvolta nelle attivita’ della criminalita’ organizzata casertana, a cominciare dallo zio Mario Iovine, fedelissimo del boss Antonio Bardellino. Molto legato al boss Francesco Schiavone, detto Sandokan, ne era considerato il ‘delfino’. Nei giorni scorsi sono stati tutti trasferiti in localita’ segrete i parenti del boss Antonio Iovine, soprannominato “‘o ninno”, arrestato a Casal di Principe il 17 novembre del 2010, dopo una latitanza durata 15 anni. L’ex primula rossa del clan dei Casalesi, da una decina di giorni, sta collaborando con gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. E’ stato lo stesso Iovine ad indicare i parenti “a rischio” da includere nel programma di protezione e quindi da allontanare dal Casertano. Ovviamente, tra questi, la moglie, Enrichetta Avallone, 45 anni, finita in carcere nel 2008 per una vicenda di estorsione e tornata in liberta’ nel luglio del 2011; e il figlio, Oreste, 25 anni, attualmente in carcere: fu fermato il 19 ottobre del 2013, insieme ad altre quattro persone vicine alla fazione del clan guidata dal padre, con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti.

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