Cella Zero, il granitico debut album della band I Giardini di Chernobyl

 Cella Zero, il granitico debut album della band I Giardini di Chernobyl

I Giardini di Chernobyl catturano sin dal nome un immaginario affascinante e nel contempo inquietante: una figura metaforica che gioca sui contrasti, una rappresentazione conflittuale di questa società basata sull’apparenza, una realtà fintamente perfetta che nella sostanza è più malata di quanto sembri. Nati nel Febbraio del 2014, appena 5 mesi più tardi iniziano le registrazioni del primo lavoro con Giulio Ragno Favero (bassista e produttore de Il Teatro degli Orrori) in cabina di regia presso il Lignum Studio, lo stesso dove Il Teatro degli Orrori e gli Afterhours hanno prodotto il brano “Dea” per il remake dell‘album “Hai Paura del Buio?”. Lo scorso 27 Dicembre 2014 esce il primo singolo “Un infinito inverno”. Il debutto è accompagnato da un video realizzato da Stefano Bertelli (Seenfilm), regista di clip musicali per Marlene Kuntz e Caparezza tra gli altri. A Marzo esce il primo album “Cella Zero” per Zeta Factory, label già nota per le pubblicazioni di Rezophonic, Alteria, Kismet, Klogr, Disclose. La prima fatica del trio anconetano – composto da Emanuele Caporaletti (voce e chitarra), Stefano Cascella (basso) e Simone Raggetti (batteria) – è un banco di prova decisamente interessante nel panorama musicale nostrano. Il disco conta 10 tracce di rock abrasivo dall‘alto tasso adrenalinico, dieci frecce infuocate che scoccano veloci e potenti mantenendo l‘ascoltatore incollato davanti allo stereo dalla prima all‘ultima song. Liriche in italiano e sonorità internazionali si incontrano in questa rara avventura, una sfida che appare già vinta a giudicare dal parere entusiasta di un mostro sacro come Dennis Sanders: «Canzoni con grandi chitarre, direi infernali … Mi ricordano le sonorità di “Deftones”, “My Bloody Valentine” e “Helmet”. Davvero bello!»
Dennis Sanders. frontan degli “spirit in the room” ed ex bassista dei Black Light Burns (solo project di Wes Borland dei Limp Bizkit).

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