Concluso il 63° National Prayer Breakfast, Martinez: “ognuno è qualcuno da amare”

 Concluso il 63° National Prayer Breakfast, Martinez: “ognuno è qualcuno da amare”

francesco-martinez-blogSi è chiuso ieri (5 febbraio 2015) a Washington, il 63° National Prayer Breakfast, tradizionale “Colazione di preghiera” organizzata da una speciale commissione di senatori e congressisti e a cui partecipa da oltre 10 anni Salvatore Martinez, presidente RnS e della Fondazione Vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth”.
Come negli anni passati, è intervenuto il Presidente degli Usa, Barack Obama: nel suo saluto agli oltre 3000 invitati provenienti da tutto il mondo ha voluto sottolineare che «il valore della libertà religiosa» risiede «nella necessaria difesa dei “veri” credenti dalla quotidiana barbarie che li affligge in nome di una distorta idea di religione». Obama ha inoltre invitato a un atteggiamento di «umiltà» come a1stimolo per i popoli «a dipendere gli uni dagli altri, nella consapevolezza che in questo tempo duro bisogna essere più uniti». «Tutto ciò – ha concluso il Presidente – sull’esempio imprescindibile di Papa Francesco, testimone instancabile del modello d’amore ispirato a Gesù». Tra i presenti anche il Dalai Lama che ha parlato dell’importanza della «costruzione della famiglia umana basata sul riconoscimento di ogni uomo come valore in sé, prima ancora che come detentore dei diritti sociali e politici». Ai partecipanti è giunto anche un Messaggio autografo del Santo Padre Francesco nel quale il Pontefice ha dichiarato la sua forte vicinanza spirituale all’iniziativa di preghiera e amicizia tra credenti di varie confessioni, proponendo a questi ultimi di mettere al centro dell’attenzione i “poveri”: «La fede ci chiama a essere protettori gli uni degli altri, a mostrare preoccupazione per l’ultimo dei nostri fratelli e sorelle, e a portare il balsamo della pace di Dio a tutti, specialmente i più fragili». Infine ha richiamato fortemente all’unità, alla promozione del dialogo e della cooperazione in favore del Dalai Lamabene comune. Salvatore Martinez è intervenuto la mattina del 4 febbraio, unico europeo di religione cristiana a porgere un discorso nella sessione dedicata al Medio Oriente insieme a tre speaker ebrei e musulmani provenienti da Israele, Palestina e Giordania.  Un discorso segnato da parole di speranza: «Nel tempo della crisi, non è in crisi l’amore di Dio, non è in crisi l’amore che Gesù è venuto a insegnarci e che è per ogni uomo. Sì, ognuno è qualcuno da amare! Ogni uomo: i più deboli e disperati e allo stesso tempo i nemici di questo stesso amore di Gesù. È amore che va a chi subisce il martirio e a chi provoca il martirio, a chi soffre ingiustamente e a chi provoca ingiustizie». In riferimento alla speciale occasione del National Prayer Breakfast che unisce centinaia di leader di diversa nazionalità e confessione, ha dichiarato: «È il miracolo dell’amore. Non dipende da noi; non abbiamo alcun merito. È un miracolo che si può moltiplicare se insegneremo agli uomini questa arte di amare, a partire dai nostri figli nelle nostre case. Vince la storia chi non smette di amare, chi vuole fare dell’umanità la famiglia dei figli di Dio senza confini». Ha infine concluso il suo saluto presentando ai 1000 convenuti nella sessione mediorientale il grande progetto del Centro a3internazionale per la Famiglia che sta sorgendo a Nazareth, per essere una via di dialogo e di pace per tutte le famiglie del mondo, specialmente le più sofferenti di Terra Santa. Questo il discorso di Salvatore Martinez: “Care amiche, Cari amici, è con sincera amicizia che Vi saluto, anche a nome della Delegazione italiana e vaticana qui presenti. Nel mio cuore, e vorrei anche nei Vostri cuori, ci sono due verità, una che dà tristezza e dolore, e un’altra che dà gioia e forza. Quale è la triste verità? Nel mondo si muore con troppa facilità. La vita è disprezzata, rifiutata, violentata, uccisa. Troppi uomini e donne, troppi bambini e anziani, troppe famiglie diventano ogni giorno più povere, perseguitate, abbandonate. Gridano giustizia, gridano pace, gridano misericordia e non ne trovano. E nella Terra dei nostri Padri nella fede, nella Terra dei Patriarchi e dei Profeti, nel Medio Oriente, nella Terra Santa, nella Terra di Gesù, troppo sangue continua a scorrere e troppi leader sembrano rassegnati all’impotenza, sottomessi al male e alla morte. E ora la buona notizia: nel tempo della crisi, non è in crisi l’amore di Dio, non è in crisi l’amore che Gesù è venuto a insegnarci e che è per ogni uomo. Sì, ognuno è qualcuno da amare! Ogni uomo: i più deboli e disperati e allo stesso tempo i nemici di questo stesso amore di Gesù. E’ amore che va a chi subisce il martirio e a chi provoca il martirio, a chi soffre ingiustamente e a chi provoca ingiustizie. Gesù non ci ha chiesto di pregare solo per i buoni, ma anche per i cattivi. E noi, soprattutto noi che abbiamo a cuore il nome di Dio, dobbiamo pregare di più perché il nostro cuore non diventi cattivo, non si addormenti, non riduca la potenza di questo amore. Il mondo è malato d’amore, ma noi abbiamo la medicina per guarirlo! E’ meraviglioso vedere che qui, in questa sala, possiamo sentire il siriano come l’iracheno, il giordano come l’israeliano e il palestinese non come estranei, ma come vicini; non come nemici ma come il mio prossimo, talmente prossimo al mio cuore da poter diventare un fratello, mio fratello. Questo è un miracolo! E’ il miracolo dell’amore. Non dipende da noi; non abbiamo alcun merito. E’ un miracolo che può solo moltiplicarsi se insegneremo agli uomini quest’arte di amare, a partire dai nostri figli nelle nostre case. Vince la storia chi non smette di amare, chi vuole fare dell’umanità la famiglia dei figli di Dio, senza confini. Sì, lo ripeto, perché ne sono testimone: l’amore di Gesù non è in crisi e noi non possiamo permettere che entri in crisi nei cuori dei popoli e delle nazioni, delle culture e delle legislazioni. Ora la Provvidenza ha voluto suscitare un uomo umile e deciso, libero e coraggioso che sta rendendo attraente in modo straordinario questo messaggio. E’ Papa Francesco, il Papa della fantasia dell’amore. Vi porto il Suo saluto. Ho parlato con Lui, nel suo studio, in Udienza privata, prima di venire qui. Il Papa sa quanto può valere questo nostro Prayer Breakfast, che forza noi possiamo essere per il mondo se uniamo i nostri destini, se diventiamo ancora più amici nella preghiera e nell’impegno. Domani mattina sentiremo uno speciale Messaggio scritto e inviato da Papa Francesco a tutti noi che partecipiamo a questo National Prayer Breakfast. Papa Francesco soffre terribilmente per la situazione del Medio Oriente. E’ stato in Giordania, Israele, Palestina nel maggio scorso. Ero nella Delegazione al suo seguito. Vorrebbe andare in Iraq e in Siria ma non glielo permettono. Invia continuamente messaggi alle popolazioni perseguitate, cristiani e musulmani di Asia e Africa, costretti a subire una violenza diabolica, a fuggire dalle loro case senza una meta, senza nulla. Papa Francesco ha ereditato da un altro grande Papa, san Giovanni Paolo II, il sogno di costruire in Terra Santa, a Nazareth, un Centro, una Casa per tutte le famiglie del mondo. Sarà la “Casa del Papa” per le famiglie. A Nazareth, dove tutto ha avuto inizio, dove Gesù ha fatto esperienza di una famiglia umana, di una casa, di un lavoro. A Nazareth, dove tutto è cominciato, tutto può ricominciare! Ho il privilegio e la responsabilità di presiedere la Fondazione Vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth” voluta dal Papa per la realizzazione di questo grande Progetto. In accordo con gli Stati, con le Istituzioni e le Organizzazioni Internazionali possiamo costruire programmi e opere che vengano in soccorso alla famiglia, in special modo alle famiglie che sono nel Medio Oriente. Vogliamo che sia proprio la famiglia una speciale via di dialogo, di incontro, di pace tra le religioni e tra tutti gli uomini di buona volontà; vogliamo che la famiglia torni ad essere una “scuola di vita” buona, bella, giusta per le nuove generazioni, per i nostri figli sempre più orfani di padri e di madri. Come sarebbe bello potere contare su di Voi, su ciascuno di Voi, sulle Vostre preghiere, sulle Vostre esperienze e capacità, per realizzare presto questo grande sogno. Se siamo qui, nello spirito e nel nome di Gesù, c’è speranza. E la speranza sempre costruisce, mai si arrende. Ciò che sembra impossibile ai nostri occhi può diventare possibile con la potenza dell’amore di Dio, come l’esperienza dell’amore e dell’unità che noi viviamo in Gesù.”

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