Giovanni Esposito porta in scena il corrosivo testo di Santanelli al Teatro Civico 14 di Caserta

 Giovanni Esposito porta in scena il corrosivo testo di Santanelli al Teatro Civico 14 di Caserta

Giovanni Esposito porta in scena il corrosivo testo di Manlio Santanelli sabato 24 e domenica 25 marzo al Teatro Civico 14 di Caserta. Prodotto da Teatro Segreto lo spettacolo è interpretato da Susy Del Giudice e Giulio Cancelli. Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi sono di Rossella Aprea, gli effetti video di Davide Scognamiglio, il progetto luci di NadiaBaldi, la collaborazione musicale di Elio Manzo.

Ambientato nella Napoli di fine Settecento, IL BACIAMANO racconta la storia di una donna ed un uomo: Janara, giovane popolana avvizzita prima del tempo, e il gentiluomo che, legato mani e piedi, le è stato portato in casa dal marito. Come mai due creature tanto lontane l’una dall’altra si scoprono partecipi dello stesso destino, che in qualche modo ne parifica la condizione, le fa apparire solidali ancorché inchiodate a ruoli fatalmente contrapposti? Della risposta a questo interrogativo si fa carico il testo scritto da Manlio Santanelli, nella sincera speranza che risulti il più possibile esauriente e, allo stesso tempo, nella profonda convinzione che tra le molte finalità del teatro vi sia anche quella di arrivare a dimostrare ciò che altre discipline ritengono indimostrabile.

Due mondi – afferma il regista Giovanni Esposito – apparentemente opposti immersi in un contesto di guerra dove la disperazione costruisce armi con la ferale meccanica del tutto è concesso. Ma allorché questi mondi stringono fra loro un intimo contatto, al riparo da sguardi giudicanti, la loro asse di rotazione si sposta. Le abituali prospettive mutano e le asserite certezze si rivelano in tutta la loro effimera volatilità, rendendo disperata la ricerca di una via d’uscita. Un gesto ammirato, sognato, un baciamano, diventa l’opportunità per consolidare il cambio di prospettiva. Mutare pelle e diventare quello che si poteva essere. Due anime che arrivano a sfiorarsi l’un l’altra, finché una voce, un suono, basta a farle rifuggire entro gli antichi confini, di nuovo costrette nell’antica e stratificata armatura. Il sommovimento ha però lasciato delle crepe attraverso le quali sembrano germinare i semi di un mutamento forse definitivo.

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