“Il petrolio alimenta il debito greco”: attivisti Greenpeace in azione sull’isola di Rodi

 “Il petrolio alimenta il debito greco”: attivisti Greenpeace in azione sull’isola di Rodi

“Il petrolio alimenta il debito greco”. È il messaggio che si poteva leggere oggi su un gigantesco striscione di 600 metri quadrati che Greenpeace ha aperto davanti a una centrale a olio combustibile in costruzione sull’isola di Rodi. Con quest’azione non violenta, gli attivisti di Greenpeace, provenienti da Grecia, Spagna e Italia, hanno voluto puntare i riflettori su una delle cause meno dibattute della crisi greca: l’elevatissima dipendenza del Paese dalle importazioni di combustibili fossili.

«Il mondo intero guarda alla crisi greca e Greenpeace si unisce a tutti coloro che cercano soluzioni alternative. Ad esempio puntando sulle rinnovabili anziché spendere altro denaro per tecnologie a petrolio costose e inquinanti. In Grecia come in Italia, il sole è il miglior asset economico, non solo per l’industria del turismo, ma anche come fonte di energia libera e illimitata, in grado di contrastare la recessione e incentivare uno sviluppo sostenibile», afferma Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.

In concomitanza con l’azione, Greenpeace Grecia ha lanciato anche una campagna di crowfunding internazionale a supporto della più grande opportunità energetica che la Grecia possiede: il sole. I soldi raccolti saranno usati per installare pannelli solari destinati alle comunità dell’isola che oggi affrontano seri problemi energetici. E pensare che ogni anno, solo per alimentare con il petrolio le sue isole, la Grecia spende 800 milioni di euro in sussidi: una cifra equivalente al taglio delle pensioni proposto per ridurre il debito nazionale.

Ma in Italia la situazione delle isole minori è altrettanto paradossale, come denuncia il report “100% rinnovabili: un nuovo futuro per le piccole isole” appena pubblicato da Greenpeace. La produzione energetica su venti delle nostre isole minori – veri e propri paradisi turistici come il Giglio, Favignana o le Tremiti – si basa infatti quasi interamente sul petrolio, e costa in bolletta agli italiani oltre 60 milioni di euro l’anno.

Una cifra che potrebbe essere investita per promuovere una rapida transizione energetica verso un futuro 100 per cento rinnovabile. Non un’utopia, ma un obiettivo che molte isole nel mondo si sono già poste, e che qualcuna ha già raggiunto. Gli scenari illustrati nel report di Greenpeace mostrano che questo obiettivo potrebbe essere realizzato anche in Italia.

«Solarizzare la Grecia o l’Italia sarebbe una mossa vincente su tutti i fronti: non solo permetterebbe di risparmiare i miliardi legati all’importazione di combustibili fossili dall’estero, ma favorirebbe uno sviluppo sostenibile, incentivando settori fondamentali come il turismo, oggi messi a rischio da trivelle e vecchie centrali a fonti fossili», conclude Iacoboni.

Nel frattempo oltre 25 mila persone hanno già aderito alla campagna di Greenpeace “Solarnia, solar paradise” per chiedere un Mediterraneo 100% rinnovabile.

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