Immigrati, lettera al vescovo. Giacomo Di Martino: “Dov’è finita l’umanità?”

 Immigrati, lettera al vescovo. Giacomo Di Martino: “Dov’è finita l’umanità?”

CESA. In una lettera indirizzata al Vescovo della diocesi di Aversa, Mons. Angelo Spinillo, Giacomo Di Martino esterna tutta la sua indignazione per il comportamento dei cittadini di Cesa in relazione all’arrivo, nella casa di accoglienza di Via Parroco della Gala, di 20 immigrati.

A seguire la lettera integrale.

“Egregio Mons. Angelo Spinillo,

Le scrivo questa lettera in quanto essere umano, prima che cittadino. In questi giorni, sulle testate giornalistiche campane, tiene banco la questione immigrati, con l’apertura di una casa di accoglienza a Cesa, in via Parroco della Gala, che ha dato origine alle contestazioni di un paese intero, sviscerando un latente, ma mai così evidente, odio razziale nei confronti dei popoli che mi preoccupa, e non poco.

Dov’è finita l’umanità, Monsignor Spinillo? Perché gli uomini giudicano dall’abito e non vanno oltre? Tutti sono bravi a puntare il dito, a ricondurre gli immigrati alla criminalità di vario genere, ma non è così. Loro fuggono dai tormenti, fuggono da una vita che non è più tale, da un mondo dove non esiste più la dignità, dove non c’è la possibilità di studiare per i più piccoli e dove i colossi del mondo si dividono il potere, inglobando, nel sistema, vittime innocenti. Queste persone fuggono dalla guerra, una parola che all’Europa sembra così distante, ma che i più anziani ricordano bene. Loro possono aprire la strada all’accoglienza, loro approdarono in America, lasciarono le loro case perché non erano più sicure. Perché le persone si dimenticano di tutto questo? Non vedo prospettive per questi cani rabbiosi che abbaiano contro il “nemico”, ma il nemico qual è? Forse sono loro stessi.

Mi chiedo perché, delle forze politiche cesane, quasi nessuna si sia posta il problema di garantire i giusti diritti a questa gente, mi chiedo perchè, anziché preoccuparsi di un pericolo che non c’è, non pongano la loro attenzione sulla giusta accoglienza per ognuno dei 20 stranieri giunti nel nostro paese. Mi piacerebbe pensare che lo stesso facesse anche il nostro parroco, che dall’alto dell’altare annunciasse l’arrivo dei nuovi nostri amici. Qual è la strada giusta da seguire, Sua Eccellenza?

In attesa della sua risposta,

Cordialissimi saluti

Giacomo Di Martino”.

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