Pubblicato il Codice di Etica dell’Istituto Superiore di Sanità

 Pubblicato il Codice di Etica dell’Istituto Superiore di Sanità

L’Istituto Superiore di Sanità, come prevede anche il nuovo Statuto, si dota per la prima volta di un Codice di Etica scritto, rivolto ai suoi ricercatori e al personale tutto. Il nuovo Codice di Etica dell’ISS è stato pubblicato oggi, dopo essere stato messo a punto e adottato dal Comitato Etico dell’Ente, coordinato in quest’attività da Carlo Petrini, vicepresidente del Comitato stesso e responsabile dell’Unità di Bioetica dell’ISS, che ha anche redatto il Codice.

issanitàA partire dai più autorevoli documenti sull’etica della biologia, della medicina e della ricerca che sono stati prodotti dalla metà del secolo scorso, il testo elaborato da Comitato Etico dell’Istituto richiama i principi e valori che, nel settore della ricerca in generale, e della biomedicina in particolare, sono unanimemente considerati come inderogabili e li cala nel contesto specifico.

“Il Codice – precisa Walter Ricciardi, Commissario Straordinario dell’ISS – non dà indicazioni immediatamente operative, ma promuove comportamenti che si ispirano a un patrimonio di valori consolidati e ampiamente condivisi, attinti dai più autorevoli documenti sull’etica della ricerca biomedica in linea con i codici che si sono dati i più grandi istituti di ricerca internazionali”.

“Per concretizzare i principi ispiratori del Codice relativamente al conflitto d’interessi, che impone regole di assolta trasparenza – spiega Angelo Lino del Favero, Direttore Generale dell’ISS – stiamo mettendo a punto delle procedure con cui valutare e gestire le autodichiarazioni che chiederemo in questo senso ai ricercatori”.

Il Codice è suddiviso in cinque parti:

1. Integrità nella ricerca
2. Conflitti di interessi
3. Ricerca con l’uomo
4. Ricerca e interventi di sanità pubblica
5. Sperimentazione animale

Per quanto riguarda l’integrità nella ricerca, il Comitato Etico dell’ISS ha deciso di recepire integralmente la sintesi dell’”European Code of conduct for research integrity” del 2011, ritenuto il documento più autorevole e completo in Europa. Il testo è adottato dall’European Science Foundation (ESF) e dalla federazione All European Academies (ALLEA), alla quale aderiscono 53 Accademie nazionali di 40 stati. Il documento è stato adottato anche da numerose istituzioni scientifiche in vari paesi europei.

La seconda sezione propone alcuni criteri generali per individuare e gestire i conflitti di interessi. L’ISS, come da Statuto, “persegue la tutela della salute pubblica, in particolare attraverso lo svolgimento delle funzioni di ricerca, controllo, consulenza, regolazione e formazione”, ed è quindi inevitabile che vi siano relazioni e collaborazioni con istituzioni, private e pubbliche, da cui potrebbero nascere conflitti di interessi.
Al fine di garantire l’integrità del giudizio professionale e di preservare la fiducia dei cittadini nei confronti dell’operato del personale dell’ISS, il Codice suggerisce i criteri di base per vigilare e fronteggiare eventuali conflitti e invita, in particolare, alla dichiarazione degli stessi (in appendice è, infatti, proposto un modello di “Dichiarazione pubblica di conflitti di interessi dei ricercatori dell’ISS”).

Relativamente alla ricerca con l’uomo, un ambito cruciale per l’etica a causa dei possibili rischi per le persone che partecipano a sperimentazioni, il Codice dell’ISS evidenzia soprattutto: il valore e la validità della ricerca, l’equità nella selezione dei soggetti, il rapporto tra e benefici e rischi, l’indipendenza della revisione (ovvero la valutazione della ricerca da parte di organismi indipendenti), il consenso informato, il rispetto per i soggetti potenziali e arruolati.

Nella quarta parte, che riguarda la ricerca e gli interventi di sanità pubblica, il Codice ricorda l’importanza di valutare, tutelare e promuovere, nelle scelte di sanità pubblica, non soltanto il bene collettivo e complessivo, ma anche quello di ogni singola persona.

Infine, per quanto attiene alla sperimentazione animale, si invita a promuovere ricerche scientifiche originali, che non duplichino ricerche esistenti e che siano condotte attraverso una metodologia che riduca al minimo lo stress dell’animale. Ciò anche in relazione al nuovo assetto normativo determinatosi in Italia con il recepimento della direttiva 2010/63/UE.

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