Rischi e opportunità nella presenza di organismi vegetali nelle aree archeologiche  

 Rischi e opportunità nella presenza di organismi vegetali nelle aree archeologiche  

I possibili danni degli organismi vegetali sui reperti archeologici di Pompei, Ercolano e gli altri siti vesuviani oggetto di studi approfonditi a cura dei biologi dell’Ordine Nazionale dei Biologi in collaborazione con il Laboratorio di Ricerche Applicate della Soprintendenza, da anni impegnato negli studi di botanica applicata all’archeologia. Grazie alla convenzione sottoscritta, lo scorso venerdì 10 ottobre, tra il Soprintendente, prof. Massimo Osanna e il presidente nazionale dell’ordine dei Biologi, dott. Ermanno Calcatelli, saranno approfondite le conoscenze, a oggi ancora limitate, sugli organismi vegetali presenti nelle aree archeologiche al fine di distinguere tra quelli potenzialmente nocivi per i manufatti e quelli che, al contrario, possono essere utili ai fini della conservazione del bene. Lo studio si avvarrà delle analisi biologiche degli organismi presenti sui reperti, utilizzando strumenti della metodologia moderna dai microscopi, al laser scanner, all’elaborazione di programmi e modelli digitali specifici, con un lavoro di confronto con la documentazione storica delle aree archeologiche, lo studio dei contesti di produzione, gli apparati decorativi, i calchi in gesso. Il soprintendente Osanna si è detto “soddisfatto per la collaborazione avviata con i biologi, che presto saranno all’opera nell’area degli scavi”. Dal canto suo, il presidente dell’Ordine dei Biologi, Calcatelli, ha descritto l’intesa stipulata come “l’avvio di una collaborazione tra il più importante sito archeologico del mondo e la categoria professionale, quella dei biologi, più attenta ai temi della ricerca”. Il progetto di ricerca prevede l’assegnazione di tre borse di studio biennali per biologi finanziate dall’ONB che successivamente ricercherà finanziamenti pubblici e privati per allargare la platea dei borsisti. Sono, inoltre, previste una serie di attività nel campo della divulgazione e della presentazione dei risultati ottenuti: convegni e seminari, visite guidate, sperimentazioni fruibili dal pubblico sia attraverso la semplice osservazione che con la partecipazione attiva e guidata dagli esperti di archeologia sperimentale. L’intera attività sarà poi documentata attraverso la pubblicazione dei risultati e la produzione di documentari.
 

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