Covid-19 ha lasciato il segno anche sul nostro sonno, “che rimangono nel tempo”
Disturbi del sonno precedenti all’infezione da Sars-CoV-2 rappresentano fattore di rischio per lo sviluppo di sintomi da Long Covid. Lo rivela uno studio Univaq che getta luce sull’inesplorata relazione tra sonno pre-infezione e Long Covid. Un lavoro appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Brain, Behavior, and Immunity, giornale ufficiale della PsychoNeuroImmunology Research Society. Lo studio e’ stato condotto dai ricercatori del Laboratorio di Psicofisiologia del Sonno e Neuroscienze Cognitive dell’Universita’ degli Studi dell’Aquila. “L’identificazione di potenziali fattori di rischio di Long Covid – spiega il professor Michele Ferrara, responsabile del progetto di Ricerca – rappresenta una sfida medica di primo ordine, al fine di garantire l’individuazione di popolazioni vulnerabili e la definizione di interventi preventivi mirati”. Lo studio prospettico ha coinvolto un campione di oltre 700 persone con infezione da Sars-CoV-2 che sono state valutate in due occasioni: prima dell’infezione (aprile 2020) e dopo aver contratto il virus (aprile 2022). Nella valutazione iniziale, sono stati misurati qualita’ e durata del sonno e i sintomi di insonnia. Nella valutazione di follow-up, i ricercatori hanno valutato la presenza di un’ampia gamma di sintomi tipici di Long Covid (psichiatrici, neurologici, cognitivi, fisici e respiratori) che sono stati esperiti a distanza di uno e tre mesi dalla fase acuta della malattia, cosi’ come gli effettivi tempi di recupero per ritornare al pieno livello di funzionalita’ pre-contagio. La ricerca ha dimostrato come una scarsa qualita’ del sonno, i sintomi di insonnia, e una ridotta durata del sonno prima dell’infezione da Sars-Cov-2 siano associati alla manifestazione di un maggiore numero di sintomi a lungo termine post-Covid-19. Inoltre, i disturbi del sonno rappresentano un fattore di rischio significativo per lo sviluppo di pressoche’ tutti i sintomi di Long Covid esaminati, oltre che determinare maggiori tempi di recupero funzionale. “Con il nostro studio – spiega Federico Salfi, ideatore dell’articolo – abbiamo voluto ribaltare il paradigma e proporre un nuovo punto di vista, dimostrando come i problemi di sonno costituiscano anche un importante antecedente della sindrome Long Covid”.
M.O