La festa dei Gigli di Nola: tra fede e folclore con il sigillo “Unesco”

 La festa dei Gigli di Nola: tra fede e folclore con il sigillo “Unesco”

La pelle d’oca. Per chi ogni anno rinnova il patto di fede e di appartenenza a una città e al suo santo. E per chi arriva a Nola per la prima volta ed assiste all’abbraccio corale della città con la festa alla cui ombra vive praticamente da secoli. Ad ogni ritornello intonato, adognicomandoimpartito,ad ogni movenza del Giglio, frutto della sintonia perfetta tra musica e spalle, si rinnova una passione che non si affievolisce e che si tramanda di padre in figlio. E ieri gli altissimi steli di legno e cartapesta che ballano ognuno sulle spalle di 120 cullatori sono stati nuovamente protagonisti di uno spettacolo al quale il Covid aveva imposto una pausa di tre anni. Lunghissima attesa, eterna proprio come la festa dedicata a San Paolino che, si dice, nasce quando muore. Sì, perché a mezzanotte, quando ancora i Gigli sfilavano in processione lungo il percorso stabilito dalla tradizione e che si staglia dentro i vicoli del centro storico,
sono stati decretati i nuovi maestri di festa, quelli che già festeggiano perché saranno protagonisti
dell’edizione 2024 dell’evento millenario.
L’APPUNTAMENTO
Questa però è la storia di domani.
Quella di ieri è invece frutto di
una giornata, l’unica dell’anno,
che a Nola dura ben oltre le 24
ore. Piazza Duomo, palcoscenico
principale della kermesse con il sigillo
Unesco, ha cominciato a
riempirsi molto presto. In migliaia
hanno sfidato le alte temperature
di una calda domenica di giugno
per non perdersi lo show tanto
atteso. Le macchine da festa alte25metrisonoarrivate
allameta
una dopo l’altra. Applausi ed incitazione
per le performances delle
paranze sostenute dai comitati e
dai supporters. La musica delle
fanfare e le canzoni scritte dagli
autori locali e poi l’inno di San
Paolino intonato a memoria da
tutti. Quando anche l’ultimo dei
nove gigli e la barca
sono stati sistemati
ai lati di una
piazza dove ormai
non c’era più
posto nemmeno
perunaformica, è
arrivato il momento
più bello
della giornata: l’incontro
tra il santo
e i suoi “giganti”,
la benedizione degli
obelischi che
così diventano
simboli sacri, testimoni
di una fede
mai scalfita. Il
segno della croce
e gli applausi. Poi
il silenzio per
ascoltare le parole
del vescovo di
Nola, Francesco
Marino dalle scale
della Cattedrale:
«San Paolino ci
indica Gesù Cristo.
Èla fede inGesù
Cristo che ha
ispirato il ministero episcopale di
Paolino, unministero vissuto quale
serviziod’amore verso il popolo
di Dio in Nola, un amore che è arrivato
fino a noi, oggi. Nel 2031 festeggeremo
1600 anni dalla nascita
al Cielo di San Paolino. Prepariamoci
tutti a questo evento. Io
chiederò a papa Francesco l’indizione
di un anno giubilare speciale.
Prepariamoci bene, in vista di
questo appuntamento. Chiediamoal
Signore che le virtù testimoniate
da Paolino – prudenza, fortezza,
speranza – vivano nel nostro
cuore e nelle nostre famiglie.
È nelle nostre famiglie infatti che
si trasmette la bella devozione
cheogniannoci fa fare festa».
Dal municipio il messaggio laico
del sindaco Carlo Buonauro, al
suo battesimo della festa con addosso
la fascia tricolore: «Un momento
che sembrava non arrivare

Mario Orlando

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