Surf sul lungomare di Castel Volturno, Cesare Diana: “Caditoie inoperante, ogni pioggia è un tormento”

 Surf sul lungomare di Castel Volturno, Cesare Diana: “Caditoie inoperante, ogni pioggia è un tormento”

Per quest’anno non cambiare: stessa spiaggia, stesso mare.  Le parole interpretate in una nota canzone da  Piero Focaccia ci fanno pensare al sole, al mare, alla spensieratezza del periodo estivo, ma non è sempre così.

Il mare a cui facciamo riferimento è quello che “invade” le strade del lungomare di Castel Volturno nella giornate uggiose autunnali, lo stesso che, a fronte di argini decisamente poco consistenti, si è originato dalle piogge abbattutesi nella mattinata di lunedì 29 ottobre sulla località del litorale domitio. In fondo, non è una novità che la città campana diventi magicamente una piccola Venezia del Sud, dove, addirittura, qualche barca sosta incontrastata immersa nelle acque proprio sul manto stradale.

Le caditoie dovrebbero favorire il deflusso delle stesse, ma, per un problema oggettivo di inoperatività delle strutture preposte, ci si ritrova a fare surf con le ruote dell’auto. Una nuova specialità sportiva da proporre agli americani e non solo, seppur ben poco invidiabile. In tutto questo non bisogna dimenticare che le acque risultano inquinate, come sottolineato dalla capitaneria di Porto già lo scorso inverno, quando Dimitri Russo propose di “bucare” il muro di recinzione per risolvere il problema.

“Dallo scorso dicembre ad oggi non è cambiato perfettamente niente, anzi. Più si va avanti e più la situazione peggiora, a dispetto di coloro i quali stanno sollevando la problematica da anni – afferma  Cesare Diana -.

Siamo arrivati a fine mandato ed il sindaco, in piena linea con il suo storico modus operandi, continua a fare demagogia e cattiva informazione.  A questo punto   gli consiglierei di optare per la stessa strada dei gavettoni, quelli che i giovani si fanno a vicenda. Di acqua ce n’è in abbondanza, direi che è meglio sfruttare questa innata potenzialità del nostro territorio. Un disastro russiano senza precedenti – conclude -, nuoti chi può!”.  

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