Roma, nuove Scoperte alla Crypta Balbi

 Roma, nuove Scoperte alla Crypta Balbi

Due nuovi ambienti sono stati scavati alla Crypta Balbi, rivelando una fullonica e un sacello dedicato a divinità greche e orientali. Questi ultimi risultati ampliano ulteriormente il percorso archeologico del quartiere antico addossato all’esedra della Crypta Balbi, nato nel II sec. d.C. e che si conferma brulicante di vita e attività commerciali fino ai primi anni del VII sec. d.C.. Una delle sale del Museo Nazionale Romano, che raccoglie tutti i materiali ritrovati in loco, si arricchisce adesso dell’esposizione dei frammenti scultorei delle divinità ritrovate nell’ambiente identificato come sacello. La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma persegue con successo il lavoro di ricerca dello scavo dell’isolato nel Campo Marzio meridionale, acquisito nel
1981, quando versava in stato di abbandono da decenni, dopo le demolizioni delle strutture del Conservatorio di Santa Caterina della Rosa avvenute negli anni quaranta del ventesimo secolo. Oggi si aggiungono altri due nuovi spazi lungo il percorso già aperto al pubblico che sorge nel cuore dell’isolato racchiuso dalla sede del Museo Nazionale Romano – Crypta Balbi, e dove sono visitabili in successione vari ambienti: un mitreo, poi trasformato in stalla, una cucina che ha restituito una gran quantità di vasellame, un’officina con fornaci per la lavorazione dei metalli. Lungo il nuovo percorso, pavimentato in opus spicatum a differenza del basolato che caratterizza l’area scavata in precedenza, nel primo degli ambienti adesso portati alla luce sono visibili i resti di un piccolo impianto di fullonica attiva nel corso del II secolo, costituita da una serie di vaschette di cocciopesto, con all’interno un catino, e separate da muretti. Lungo uno dei lati delle vaschette si identifica un canale di cocciopesto per lo scolo dell’acqua. Altre due vasche pure foderate di cocciopesto e profonde circa un metro, contenevano l’acqua per il lavaggio. Sopra l’ambiente della fullonica, una grande sala presenta un pavimento riscaldato con ipocausto di cui rimangono le suspensurae, coperte in origine da un piano di spesso cocciopesto.
Il secondo ambiente è identificabile con un sacello, in uso nel II – III secolo, dedicato a varie divinità di tradizione greca e orientale: Artemide, Meleagro, Afrodite di Afrodisia, Iside e Dioniso, di cui si sono ritrovate le immagini scultoree. Le statuette delle divinità erano poste su un altare-bancone strutturato ad arco con un piano laterizio; sotto, una vaschetta foderata di cocciopesto e delimitata da un cordolo. Nella zona anteriore dell’area si legge, nel pavimento, la traccia di un podio quadrangolare, forse in cocciopesto intonacato, con funzione di altare o per l’alloggiamento di un’ara. Su una delle pareti dell’ambiente vi sono tracce di una nicchia intonacata per accogliere un’immagine di culto. Si sono anche rinvenuti i resti di un cratere invetriato, probabilmente da riferire al culto del sacello. Come l’ambiente della fullonica, anche il sacello, una volta in disuso, è ancora frequentato nel corso del V e del VI secolo. A quest’ultima fase appartiene la sistemazione dei capitelli e del frammento di travertino posti come piani d’appoggio vicino a focolari, di cui si vedono le tracce annerite sui muri, per cucinare o forse anche per lavorare. Sono state trovate infatti ossa di animali, frammenti di vasellame da cucina e da dispensa, e anche frammenti di crogioli. Tutti questi reperti sono entrati a far parte della mostra permanente del quartiere antico. Una curiosità riportata dallo scavo: il ritrovamento nell’interro sotto il pavimento di una delle cantine degli edifici secenteschi che insistevano sull’area della Crypta di una statuetta di erote dormiente, databile al XVII secolo. L’area dello scavo Il Museo Nazionale Romano – Crypta Balbi si trova nella zona dove sorgeva in antico un vasto cortile porticato, la Crypta Balbi, annesso al teatro che Lucio Cornelio Balbo, uno degli esponenti più in vista della cerchia di Augusto, aveva eretto nel 13 a.C. Sul lato est del portico, articolato in un’esedra, si stende un complesso di insulae comprese nel perimetro dell’isolato moderno. Lo scavo ha documentato come nel sito la vita è continuata dopo l’età antica con una serie di trasformazioni e riusi nello stesso monumento protrattasi ininterrottamente attraverso il medioevo e il rinascimento, fino ai nostri giorni. Gli scavi, avviati negli anni Ottanta nel complesso della Crypta Balbi, sono stati il primo dei cantieri di archeologia urbana a Roma, dove tutte le fasi di vita di questo settore cittadino sono state investigate e interpretate e i cui risultati hanno fornito quei dati, di cui allora non si disponeva, per le età medievale e moderna.

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